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mancava d’iniziativa, e seppe tanto bene presentarsi e ne disse in pochi minuti di così curiose, che la principessa lo volle per suo cavaliere.

— Verrò a prendervi colla carrozza, principessa.

— E perchè non a cavallo?

— Se vi piace, andiamo pure a cavallo, — soggiunse il barone, facendo suonare gli speroni.

— Voi sarete il mio cavalier terribile.

— Perchè terribile, principessa?

— Così, perchè avete una faccia da brigante che mi piace.

Poi la principessa, ridendo, con tutta la sua bella voce, soggiunse:

— È vero che un vostro antenato morì appiccato?

— Brigante sì, principessa, appiccato no. I Santafusca non si lasciano appiccare. A dimani.

— Venite presto.

Il barone partì quasi innamorato della bella vedova, e questo pensiero nuovo e ridente s’intrecciò come un filo d’oro alla trama lacera ed oscura della sua povera vita.

Il giorno dopo, sul mezzodì, nel suo magnifico costume di panno rosso, con una lunga penna di gallo silvestre in un berretto di velluto, «u barone», a fianco della bellissima amazzone, usciva a cavallo verso il campo delle corse.