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Ricordava benissimo anzi che quel foglio assassino gli aveva fatto salire il vino e il sangue alla testa.

Vino e sangue non era un titolo da romanzo, ma la vera storia orribile della sua vita. E questa storia minacciava di non finir mai. Era uno spavento, un castigo, un tormento insopportabile di sentire qualcuno che camminava, incalzava dietro le spalle e di non poter fermare quel fantasma, di non poter farsi una ragione delle cose.

In qual maniera il cappello del morto avesse potuto uscire dal fondo del mare ed arrivare col mezzo della ferrovia dentro una bella scatola suggellata fino nelle mani del procuratore del re, era anche questo un mistero che egli rinunciava di decifrare. C’è forse al disopra delle cose e della ragione una forza operatrice più potente delle cose e della ragione? Era ancora la mano invisibile che scendeva lunga lunga fin negli abissi dell’Oceano a pescare il suo delitto?

— No, Santafusca, questa è della filosofia trascendentale. Guarda bene: ciò è accaduto perchè tu hai sbagliato. O tu hai sottratto un altro cappello, o il procuratore del re ha pescato un granchio.... Ragioniamo, per carità. Quel prete non aveva due cappelli, come non aveva due teste. Se la giustizia prende un granchio, se ne accorgerà subito, e prete Cirillo ripiomberà nel suo nulla quasi per forza d’inerzia. Se ho sbagliato io.... ebbene, vediamo, che male me ne