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scommettono per «Andreina». Il marchese è fortunato. L’anno scorso ha vinto le ottomila lire del premio Ottaiano con «Rodomonte». Un bel cavallo, corpo del diavolo, quel «Rodomonte»! Che testa! Hai il «Piccolo» di ieri?

— Guarderò, ci deve essere.

Il servo, versato il caffè, uscì.

Era stato un sogno, dunque, o veramente il «Piccolo» aveva riportata la storiella di un cappello mandato da don Antonio in una scatola a un cappellaio di Napoli? Già un’altra volta aveva fatto un sogno meraviglioso. La sua fantasia non dormiva più e si sa che i sogni son fatti coi frastagli che cadono dalle nostre idee. «U barone» fissò l’occhio nel fondo della chicchera come se vi cercasse dentro la chiave di un enigma. Il servo entrò con un pezzo di giornale sciupato, fatto a brani. Era quanto rimaneva del «Piccolo».

— Lascia vedere.... queste corse.

«U barone» accomodò i pezzi sul letto e tornò a vedere la grossa scritta:

IL CAPPELLO DEL PRETE.

Non era più il caso nè di sogni nè di vino traditore.

Il caffè aveva dissipata la nebbia del capo. Sebbene la storiella fosse monca qua e là, «u barone» potè leggerla e toccarla con mano. Non era più ubbriaco. Non dormiva. Non delirava.