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nosceva, pensò se non era il momento di nascondere il maledetto cappello in qualche cespuglio, in modo da farne scomparire la traccia e l’ombra per sempre.

Tirato da questo pensiero, si lasciò condurre da un sentieruolo verso alcuni boschetti bassi di nocciuoli, che andavano a finire in una deserta sodaglia, di un aspetto squallido e vulcanico.

Pareva proprio il regno della morte. Non una casa, non un’anima viva per quanto girasse l’occhio intorno.

— Come sono felici questi pitocchi! — tornò a ripetere per la terza volta e quasi per una forza meccanica della glottide, mentre, l’occhio ed il pensiero andavano in cerca di una buca per seppellire ciò che sopravviveva di prete Cirillo.

Dopo aver gironzolato un pezzo, si pose a sedere sopra un mucchio di pomici, da cui uscivano poche ginestre e per la prima volta sentì una grande stanchezza alle gambe. Era stata una grande giornata, e un gran viaggio; ma la vittoria era sua.

E dire che questa visione gli era venuta in un sogno! Aveva dunque ragione prete Cirillo di credere ai sogni. Se non fosse stato ridicolo d’ammettere certe ubbìe, c’era quasi da pensare che il suo prete gli avesse in sogno suggerito il pensiero di andare alla Falda.

Non gli aveva promesso un giorno prete Cirillo di salvargli l’anima e il corpo? Le anime