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Quell’urto sonoro e rotto di noci scosse, richiamava alla mente una sensazione somigliante....

Il cacciatore accelerava ancora di più il passo nella fiducia che tutto sarebbe scomparso quando fosse stato fuori della valle.

Camminava a cavallo, per dir così, della sua idea, non vedendo più in là del passo, e già pensava al modo di distruggere per sempre quell’orrida prova del suo delitto, cioè se doveva abbruciarlo, farlo a pezzetti, seppellirlo...., quand’ecco l’abbaiare improvviso di un cane, che uscì dietro a un casolare, e sorprendendolo in mezzo alle sue meditazioni, lo faceva trasalire in una maniera spaventosa: tanto che fatto un salto in mezzo alla via, si tirò come un ragazzo pauroso dietro un mucchio di sassi. Sul tetto del casolare stavano lavorando alcuni muratori, che vista la gran paura che il cacciatore aveva dei cani, cominciarono a ridere forte e a dargli la baia.

— Ehi, cacciatore di formiche, — diceva uno.

— Cacciatore di cicale, — soggiungeva un altro.

— Va a caccia dei cani e mena con sè la lepre.

— Ha la pelle d’un coniglio nel carniere.

Il furioso sangue dei Santafusca fu lì lì per traboccare, e veramente sarebbe stata poca vendetta per la sua rabbia una fucilata per ciascuno; ma era un giorno di pazienza e di espiazione. Avanti dunque.... La paura che gli aveva