Pagina:De Marchi - Il cappello del prete, 1918.djvu/180


— 164 —


— Sì, c’è.... — rispose Giorgio.

Il cacciatore aprì le gambe e le braccia e si abbandonò a una forte ilarità.

— Sì, c’è.... e perchè ridete ora?

L’altro non finiva mai di ridere, e contorcendosi sulla panca non potè frenarsi, se non quando ebbe presa la testa tra le due mani.

La gioia immensa, la profonda emozione che il cacciatore provò a quella scoperta, non si potrebbero troppo facilmente descrivere. Dopo tanti giorni di angoscie e di paure, egli stava per mettere le mani sul corpo del suo delitto e tutto ciò avveniva per l’aiuto di un sogno. Che cosa non avrebbe dato egli per quel cencio di cappello? ecco, ecco invece la sua fortuna che quasi glielo regalava gratis.... e tutto ciò avveniva per l’aiuto d’un sogno!

— Ora vi conterò, giovinotto, — soggiunse dopo un istante. — Don Antonio aveva dimenticato nella stanza del povero vostro zio il suo cappello, e non se ne ricordò che tre o quattro giorni dopo. È un sant’uomo che ha sempre il pensiero in paradiso. Ma quando se ne ricordò il cappello era scomparso. Il sant’uomo voleva disperarsi, perchè non ha che quello, ed è povero, sapete: darebbe ai poveri anche la camicia. Io ero presente quando venne il segretario; come si chiama il segretario?

— Jervolino.

— Precisamente, e disse che forse l’avevate preso voi colle altre robe....