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il vecchio cappello dall’antico pelo, dagli orli corrosi, dalle rosse ammaccature, ma un fior di cappellino nuovo fiammante di zecca, coi nastrini di seta, la fodera di seta azzurra come la mozzetta dei monsignori, un vero cappello da monsignore.

— Come va questa faccenda? — esclamò don Antonio. — Io ho letto nelle sacre carte che un corvo portò un pane al profeta Elia; ma non ho mai letto che Dio mandasse anche i cappelli nuovi ai poveri preti.

Il più bello si è che il cappellino pareva fatto a pennello pel suo capo, come se veramente la mano di Dio avesse presa la misura.

Non sapendo come spiegare il mistero, ma sicuro in cuor suo che lo scambio era avvenuto nella stanza del morto, non disse nulla per il momento a Martino; ma quando tornò per il funerale, girò gli occhi intorno, e vide che veramente il suo cappello d’antico pelo era rimasto sopra una sedia in un angolo e che egli aveva preso il nuovo d’in sul canterano, dove vedevasi ancora il segno nella polvere.

La coscienza avrebbe voluto che egli lasciasse il nuovo al suo posto senza cercar altro e ripigliasse il suo; ma sul punto di uscire col morto, fosse distrazione, fosse una cattiva suggestione dello spirito malvagio, che trionfa di più quando può conquistare una coscienza delicata, fatto sta che il buon prete prese ancora il nuovo e lasciò il vecchio sulla sedia.