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malato, aveva guarito molti mali. Beatrice certo non immaginava il bene che gli aveva fatto. È la forza della pietà e della carità che provoca i miracoli, che dice al paralitico: Prendi il tuo letticciuolo e cammina; al povero Lazzaro: Sorgi dalla tua fossa. Ebbene, vecchio e tribolato Demetrio Pianelli dalle scarpe rotte (notò che veramente le sue scarpe non erano in molto buon arnese), tu non sei forse l’ultimo degli scribacchini del regno d’Italia. Sua Eccellenza non lo saprà mai e non ti farà cavaliere per questo, ma tu hai fatto piangere sulla tua disgrazia gli occhi di una bella creatura; hai saputo far vibrare il suo cuore e schiudere quanto di più tenero e di più delicato v’era in lei. O Demetrio o Matteo o Carlambrogio, chi sa che tu non sia passato inutilmente nella vita di questa donna?

Eran questi all’ingrosso i concetti fondamentali di quella convinzione, che lo rendeva docile e rassegnato al suo destino: e vi si sprofondò tanto col capo, che non vide Arabella, se non quando la ragazzetta gli pose la mano sulla spalla. Dietro di lei, trascinando un paio di scarpe non sue, Giovann dell’Orghen si fermò a far riverenza al sor Demetrio che andava a vedere il mare. Il più felice degli uomini avea indosso, non ancora ben distesi dal sole, gli abiti del povero Cesarino.