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che dalle cento finestre del carcere uscissero i malviventi, armati di coltelli e di sbarre, torma cenciosa e bruta, che andava a bruciare e rovinare Milano.

Il buon negoziante dal temperamento acquoso oggi capiva anche l’incendio e la rovina. Egli che predicava tanto sugli scioperi e sulla prepotenza del signor operaio, oggi si sarebbe messo alla testa di un esercito di malfattori per punire i galantuomini del male che gli faceva soffrire una donna. Egli, sì, egli, colle sue mani avrebbe gettato petrolio e fuoco nel Teatro della Scala, per il gusto di abbruciare un covo di ladri eleganti, che non ti rubano, no, la borsa, ma ti rubano la pace, l’onore, la stima della gente.

Sonava mezzodì a tutti i campanili della città, quando fu scosso dal rumore di una carrozza che passava a corsa dietro di lui, sollevando una nuvola di polvere.

Il legno scendeva verso Porta Genova al trotto di due cavalli, ma, quando parve al Pardi di riconoscerlo, era già troppo lontano. A un certo punto la carrozza si fermò. Un signore discese, strinse una mano che uscì dal finestrino e uomo e carrozza scomparvero nella nuvola di polvere.

Pareva un sogno d’uomo infermo che ha preso molto sole sul capo.

Secco si restrinse in un gruppo, e finì di