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be dovuto approfittarne? Paolino non poteva essere più gentile, più delicato, più affezionato di così. Tra i regali che le aveva fatto c’era una spilla col ritratto miniato del povero Cesarino, tolto da una fotografia, ch’egli accompagnò con queste parole: Io sarò il padre de’ suoi figliuoli.

L’aria libera, la buona vita sostenuta dalla contentezza, finirono col dare l’ultima mano a una bellezza già sul maturare, forse non troppo agile, nè troppo delicata per un occhio cittadino, ma procedente balda e trionfante alla conquista di un ampio possesso.

L’indole lenta e pacifica, adattata al genere di vita che stava per offrirle il nuovo marito, si manifestò subito in questa seconda aurora della sua felicità, in un’aria consolata e riposata, che traspariva dal cristallo nitido de’ suoi occhi di bambola, dai movimenti, dalle parole. Aveva trepidato all’idea di maritarsi a Milano la prima volta; nella compagnia nervosa di Cesarino ella aveva riportati trionfi faticosi e difficili: in Milano aveva trovato la passione, le spine e la croce. Benedetta la mano che la riconduceva nell’aria nativa, in una casa senza muri, in un’abbondanza senza confini, dove i pensieri non costano niente, dove i desiderii son sempre pagati, dove la mortificazione diventa quasi un piacere.

Le settimane passavano come un incanto