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suono di protesta. Una volta fece il tentativo di togliersi dal polso quel segno, quell’anello massiccio; non potè. Non ci vide abbastanza, non ebbe la forza di far scattare la molla.

Il suo protettore pregò, supplicò, perchè non gli facesse il torto di rifiutare un segno innocente della sua amicizia. Non si sarebbe parlato più di queste cose. Non gli rifiutasse questa consolazione: non gli volesse male: gli concedesse il piacere di esserle utile. Per lui era un bisogno del cuore.

Nominò ancora l’avvocato, il deputato, il suo buon amico di Novara, mentre l’accompagnava docilmente verso l’uscio: cercò di ridere e di farla ridere....

Beatrice disse una volta di sì, senza capir bene a che cosa diceva di sì.

Di tutte le belle parole del suo benefattore non afferrò che un rumore sordo, e non vedeva l’ora che l’uscio si aprisse.

Aveva bisogno d’aria, si sentiva soffocare....

Il cavaliere la tenne ancora un momentino prigioniera sulla scala, picchiò ancora una volta sulla bella manina....

Finalmente la povera donna si trovò in istrada nella piena luce del sole, come se fosse volata dalle scale. L’istinto più che la volontà la condusse sulla via di casa sua; ma fece forse cento passi senza vedere innanzi