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chè dico che, in tutte le mie intraprese, in tutti i miei progetti, più che il mio utile particolare, ho avuto sempre di mira l’interesse nazionale.

Chi mi concederà l’onore di leggere questa Seconda Parte della mia relazione si convincerà appieno di quanto ho detto innanzi; poichè vedrà coi suoi occhi quanto ho sofferto, quanto sudore e quanto danaro ho sparso per vedere risorta la Colonia Italiana di Sciotel.

Vedrà quanto ho lavorato sin dal 1876 per far sì che gli Italiani mettessero piede in quella terra, che il nostro Governo si è risoluto di occupare soltanto dopo nove anni dal mio primo progetto!

Chi sa se i nostri governanti non si siano pentiti delle incertezze, delle titubanze, delle false modestie, e del lungo indugio che ci mise in pericolo di essere posti da parte in quel grande ed incessante lavorio, palese od occulto, che le nazioni europee stanno spiegando in tutte le regioni dell’Africa! Pericolo che il nostro illustre Mancini ha chiaramente manifestato alla Camera dei Deputati; pericolo che sarebbe stato funestissimo per il nostro avvenire commerciale e politico, poichè ci avrebbe tagliato fuori dell’Africa, e per sempre, come fummo in America.

Io, posso dirlo con orgoglio, aveva veduto da gran tempo siffatto pericolo, ed, in una memoria del 1876 in cui raccoglieva tutte le