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parte seconda. 215

vi uccisero ben due mila sergenti e bagaglioni dell’oste nostra, e poi quand’ebbero ciò fatto e messo il caseggiato in preda e ruina se ne andarono a Damasco.

Quando il Re vide che i Saracini aveano tutta abbattuta e disertata Saetta ne fu molto dolente, ma egli non lo poteva ammendare: ed i Baroni del paese allo ’ncontro ne furono ben gioiosi. E la ragione era per ciò che ’l Re voleva appresso ciò, andare ad asserragliare un colle là ove di già ci solea avere un castello del tempo de’ Macabei. E sedeva quel vecchio castellare in sulla via che da Giaffa mena in Gerusalemme, e per ciò ch’egli era bene a cinque leghe lungi dal mare, i Baroni si discordavano a che egli fusse rimurato e chiuso, per ciò ch’essi dicevano, e dicevano bene il vero, che giammai non l’avrebbono potuto vittovagliare, senza che i Saracini ne togliessero a forza la vittuaria, per ciò che essi erano i più forti entro terra. E per ciò rimostrarono i Baroni al Re, che gli valeva molto meglio e più gli era a onore, il rifare ed acchiudere Saetta che lo andare ad imprendere un novello edifizio sì lungi dal mare: ed a ciò s’accordò il Re, tuttocchè di mal cuore.


Capitolo LIV.

Come il buon Re s’astenesse dello andare a Gerusalemme in maniera di pellegrino.


Durante il tempo che ’l Re era a Giaffa gli fu detto che il Soldano di Damasco gli soffrirebbe la sua andata a Gerusalemme, e ciò per buono assicu-