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188 la sesta crociata.

durante che noi eravamo in Cipri. E dissono al Re ch’elli erano venuti per aiutarlo a conquistare il Reame di Gerusalemme sovra i Saracini. Il Re li rinviò, e con essi due notabili Frati Predicatori che tutti a due erano Preti. E gli inviò una Tenda-Cappella d’iscarlatto nella quale egli fece tirare all’ago tutta nostra credenza, l’Annunciazione dell’Agnolo Gabriello, la Natività, il Battesimo, la Passione, l’ Ascensione, e lo Avvenimento del Santo Spirito: e con essa donò calici, libri, ornamenti, e tutto ciò che fa bisogno a cantare la messa. Ora qui vi ritrarrò io quello che di poi udii dire al Re di ciò che gli avevano riportato li detti Frati Predicatori che aveva inviati. Li messaggeri mossero sopra mare da Cipri e andarono a prender riva al porto di Antiochia. E dicevano che dal porto di Antiochia sino al luogo dov’era il Gran Re di Tartaria, essi misero bene un anno di tempo, e facevano dieci leghe per giorno. E trovarono tutta la terra ch’essi cavalcarono suggetta ai Tartarini. Ed in passando per lo paese scontravano in molti luoghi, ed in cittadi ed in ville, grandi tumuli di ossame di genti morte. Li messaggeri del Re s’inchiesero, come essi erano venuti in sì grande autoritade, e come avean potuto soggiogare tanto di paese, e distrurre e confondere tante genti come si pareva ai monticelli dell’ossa. E i Tartarini loro ne dissero la maniera, e primamente ritrassero di lor nascenza. Dicevano dunque ch’essi erano venuti, nati e concreati d’una gran landa di sabbione, là ov’egli non crescea nullo bene. E cominciava