Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/184

120 la sesta crociata.

cadaveri li gran personaggi e le tante genti da bene che vi si trovavano a la mescolata! Io vidivi il Ciambellano di Monsignore che fu il Conte d’Artese, il quale cercava il corpo del suo Signore, e molti altri cherendo loro amici tra li morti. Ma unqua dappoi non udii dire che di tutti coloro che erano là riguardando e indurando l’infezione ed il sito di que’ cadaveri, ch’egli ne ritornasse uno solo. E bene sappiate che tutta quella Quaresima noi non mangiammo nullo pesce fuorchè di burbotte, che è uno pesce di tal ghiottornia ch’e’ rendesi sempre ai corpi morti e li mangia. E di ciò anche che nel paese di là non piovea nulla fiata una goccia d’acqua, venne una grande persecuzione e malattia nell’oste; la quale tale era che la carne delle gambe disseccavasi sino all’osso, e la pelle diveniva a un color tanè lionato e nerastro, a simiglianza d’una vecchia uosa che sia stata lungo tempo a immucidir dietro i cofani. Ed inoltre a noi altri che avevamo quella malsanìa, sovveniva una nuova persecuzione nella bocca, da ciò che avevamo mangiato di quel pesce, perchè c’imporriva la carne tra le gengive, ed il fiato ne usciva orribilmente putiglioso. E nella fine guari non ne iscapavano di quella malattia che tutti non ne morissono. Ed il segno di morte, che l’uomo ci conoscea continuamente, era quando egli si prendea a sanguinare del naso, poichè tantosto sì era bene asseverato d’esser morto di breve. E per meglio guerirci, da ben quindici dì di là, li Turchi, li quali bene sapevano di nostre malattie, ci affamaro nella fazione che vi dirò. Perchè