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si ridesta la grande vita internazionale 79

ricevimento il primo dell’anno 1852, ma l’assenza di signore lo rese monotono. La grande stagione cominciava in novembre, ma fin dall’ottobre eran noti i nomi dei forestieri, che avevano preso in fitto i grandi appartamenti di piazza di Spagna, di via Gregoriana, di via Sistina, di via Condotti, di Fontanella di Borghese, delle Quattro Fontane sino al villino Franz, dei Due Macelli, di Ripetta e del Babuino, solendosi in quasi tutti i palazzi storici fittare quartieri alle famiglie estere più ricche. Al palazzo Barberini abitò per molti anni lo scultore americano Story, che viveva da gran signore con la figlia, la quale sposò più tardi Simone Peruzzi. Nei palazzi Chigi, Ruspoli, Albani, Mattei, Santacroce, Colonna, Doria, eran sempre grandi quartieri appigionati a famiglie straniere, o a diplomatici. Quelle vie e quelle piazze formavano la città dei forestieri, che vi rimanevano dal novembre al giugno. E nel centro della vecchia Roma il grande appartamento del palazzo Caetani alle Botteghe Oscure, fu locato per alcuni anni ad un infante di Portogallo, che il duca, celiando, chiamava l’elefante di Portogallo. Egli abitava nel mezzanino, tra il primo e il secondo piano.


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Nel primo periodo della loro venuta in Roma, gli stranieri si preparavano a conoscere il paese, e a servirsi delle commendatizie, che portavano seco. Torlonia era generalmente il loro banchiere; e se inglesi o americani, il dottor Diomede Pantaleoni era il medico; se francesi, Carlo Maggiorani. Il carnevale era preceduto dalle solennità religiose dell’Avvento e dal gran pontificale della Natività in San Pietro, dove le tribune distinte non contenevano mai meno di due o tre principi regnanti, o di case regnanti. L’altare della confessione era, per l’occasione, parato dei candelieri e della croce di Benvenuto Cellini. Lo splendore della numerosa corte pontificia, le mistiche note del Palestrina, la messa di Papa Marcello, e le argentee trombe risuonanti dal loggione della cupola, nel momento dell’elevazione, producevano un effetto immenso sui forestieri anche non cattolici; ogni anno sì verificava il caso di qualche conversione al cattolicismo. E la frequenza del caso faceva dire ai romani, d’indole poco esalta-