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306 capitolo xvi.
ritono, due artisti che in quest’opera non furono mai superati. La parte di Amelia era affidata alla signora Jullien-Dejanne francese. Forse per la sua pronunzia o per la sua scuola di canto, o perchè non avesse il fine sentimento artistico pari all’altezza del lavoro musicale, ella si mostrò in quest’opera poco più che mediocre, specie in confronto del Fraschini e del Giraldoni. In una delle prime prove d’insieme, il maestro Verdi lagnandosi con la prima donna pel modo poco corretto con cui eseguiva la propria parte, essa rispose: potrebbe passarmela lei la mia parte. A queste parole il maestro ribattè alquanto bruscamente col dire: che esso non faceva il ripetitore a nessuno, e che un’artista che s’accinge a presentarsi in un teatro come l’Apollo deve saper cantare e deve avere imparata la parte come si deve. Dopo di ciò alla meglio si venne alla prima rappresentazione, e se il maestro Verdi permise che la signora Julienne si presentasse al pubblico, si deve ritenere che fosse passabile. Dato poi che la contralto ed il paggio erano pure deficienti e che in seguito ad una piccola malattia sopravvenuta al Giraldoni dopo la seconda rappresentazione, vennero sospese le recite dell’opera, naturalmente in molti venne l’idea che quel ritardo fosse fatto per cambiare qualche artista. Invece, quando il Giraldoni fu guarito, si ripresero le rappresentazioni con maggior furore di prima e senza cambiare artisti. Iacovacci, ch’era l’impresario, visto che Verdi non era rimasto soddisfatto della compagnia di canto, promise al maestro che al più presto avrebbe nuovamente fatto eseguire il suo Ballo in maschera, ora che ne aveva capita l’importanza, con artisti di prim’ordine; infatti in meno di un anno, l’opera si ripetè con cantanti distinti e lunga serie di rappresentazioni. Al Giraldoni successe il Coletti, anche lui artista meraviglioso.


Verdi abitò dunque in Campo Marzio, nella prima casa a sinistra, entrando dalla Maddalena. Prima di assistere alle prove generali, egli faceva le singole prove a casa, sul suo pianoforte, che per mezzo del Luccardi aveva preso in fitto, e di rado era soddisfatto delle prove, e cortese coi cantanti. Un giorno fu sul punto di perdere la pazienza con la Dejean, se non fosse intervenuta in tempo la signora Strepponi, sua moglie. Nè era meno esigente coi professori d’orchestra, ed in particolare col contrabbassista, col suonatore d’oboe, e più esigente col direttore d’orchestra Angelini, che dirigeva, tenendo in testa la papalina e suonando ad intervalli il violino. Verdi non dirigeva, ed era finita anche la vecchia tradizione, che il maestro dirigesse al clavicembalo. L’esecuzione da parte dell’orchestra fu eccellente, tranne nel coro: Oh! che baccano!, che parve stonasse in un’opera eccessivamente drammatica come quella.