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diplomazia e congresso di parigi 241

celasse qualche fine politico; ed appena egli arrivò, fu chiamato a Montecitorio, dove gli venne imposto, con modi inurbani, di partire da Roma dentro ventiquattr’ore; e non ottemperando, il carcere per tre mesi. Il Gualterio, che non era emigrato, protestò contro quell’ingiunzione, e chiese, quale ciambellano onorario di re Carlo Alberto, la protezione del ministro sardo, e l’ottenne; scrisse lettere sdegnose al Papa e al cardinale Antonelli, e non fu più molestato. E mostrando di rimanere a Roma, dov’era la sua famiglia, e di attendere ad alcuni interessi del suo patrimonio, egli scrisse quel documento, che compendia la storia dello Stato romano, dal Congresso di Vienna alle convulsioni e tragedie del 1848 e 1849, e alle promesse non mantenute di Pio IX. Pose la prima radice dei mali, che affliggevano lo Stato, nel dominio di casta. Ispirato lavoro, di una eloquenza impressionante, e perciò destinato a produrre effetto nel mondo liberale di Europa, e lo produsse.


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Del promemoria del Gualterio, stampato clandestinamente, e oggi sparito quasi dalla circolazione, io devo una copia al mio amico, il viceammiraglio Enrico Gualterio, secondo figliuolo del marchese. È interessante, anche perchè annotata dal padre; prende le mosse dalle parole di Napoleone III: «Le nom si beau d’Italie, mort depuis tant de siècles, renferme en lui seul tout un avenir d’indépendance». E la conclusione era questa:

Dalle fatte esperienze dunque deve a nostro parere risultare chiaro per i diplomatici europei, che nulla è possibile in Roma finchè il dominio di casta è in piedi; nè al disordine del governo attuale, nè alla rivoluzione che minaccia incessantemente il paese, può opporsi argine più che sicuro delle istituzioni vere, solide, immutabili, e garantite efficacemente dall’Europa, le quali emancipino il laicato, e diano a questo il modo di operare quella riforma di leggi, e di amministrazioni, mercè la quale possa finalmente questo paese entrare nel rango delle nazioni civili.

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Vegga l’Europa se è giunto finalmente il momento di farlo cessare.

Qualunque sia la deliberazione che sarà presa a nostro riguardo, noi riassumiamo le nostre idee, chiedendo prima d’ogni altra cosa che si costituisca il nostro paese in modo che non resti fuori della sfera d’azione italiana, che sia veramente indipendente, e che infine sia ordinato secondo i principii voluti dai tempi, e che questi principii, e quest’ordinamenti abbiano