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le strade ferrate 201

Per questo circostanze, in verità non tutto prevedibili, e tutte gravissime, si ricorse ad un rimedio estremo, quello della fusione delle società in una sola: fusione, che venne autorizzata da un rescritto pontificio del marzo 1860, e per effetto del quale le due società presero il nome di Società generale delle ferrovie Romane». Questa stipulo subito un contratto col signor G. di Salamanca, banchiere spagnuolo e capo di una gran società d’imprese pubbliche a Parigi, per compiere le costruzioni tanto sulla linea da Roma a Foligno, quanto sulla Civitavecchia-Chiarone, e sulla Roma-Ceprano. Il Salamanca venne a Roma; detto qualche impulso ai lavori, ma non potè sottrarsi alle influenze locali, e invece di costruire direttamente, preferì i subappalti, già divenuti gran miniera di profitti illeciti, e d’imbrogli addirittura epici. Egli non rispose che del mantenimento degl’impegni circa l’esecuzione dei lavori nei termini stabiliti, e si deve a lui, se ai primi del 1862 fu potuta inaugurare la Roma-Ceprano, e nel 1865 1866, la Roma-Orte-Falconara, ma a quali condizioni!


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Si facevano subappalti per tre o quattro volte, si costruiva e si armava con infrazioni al capitolato, e si chiamavano a raccolta turbe di operai aquilani, pagandoli il meno possibile, o non pagandoli qualche volta. Il capitolato imponova rotaie del peso di trenta chilogrammi almeno, per ogni metro lineare, e traverse «di buona qualità ed acconce all’offizio a cui sono destinate». E subappaltatori e fornitori, interpretando a modo loro una disposizione contenuta nello stesso capitolato, per cui potovano giovarsi «dei materiali usati nelle opere pubbliche dei luoghi adiacenti alla strada stessa», si lasciarono andare a magagne di ogni genere ed alle più sfacciate frodi nella consegna delle rotaie e dello traverse, si da venirne fuori delle costruzioni, ch’erano un attentato alla vita dei viaggiatori. Le prime rotaie vennero da Newcastle a Civitavecchia, e servirono per l’armamento di quella linea; alle altre si provvide alla meglio. Le maggiori frodi si ebbero a deplorare, ripeto, sulla linea Roma-Ceprano. L’assenza dei più elementari criteri tecnici era pari all’oblio di ogni senso