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154 capitolo ix.

tutte le accademie di Roma, e in tutti i seminarii del mondo: feste entrambe abilmente predisposte e concretate dai gesuiti, sfruttanti l’inesauribile vanità del pontefice, e la sua singolare devozione per la Vergine.


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Il 2 ottobre di quello stesso anno fu inaugurata, nell’ufficio provvisorio presso San Giovanni, la prima linea telegrafica fra Roma e Terracina, dovuta alla efficace iniziativa del ministro Camillo Iacobini, morto il 7 del precedente mese di marzo. A lui era succeduto monsignor Milesi Pironi Ferretti, già delegato apostolico a Forlì, e lontano parente di Pio IX, il quale si affrettò a provvedere alla sua nomina appena un mese dopo la morte del Iacobini, per isviare qualche possibile tentativo del governo francese, di far succedere ad un laico altro laico in un ministero veramente tale, come quello dell’agricoltura.

Alla festa inaugurale, accompagnato dal Milesi, intervenne Pio IX, il quale curiosissimo volle osservar tutto, muovendo domande di un’ingenuità singolarissima al direttore dell’ufficio, Fedele Salvatori, che ancora se ne ricorda. Dopo di essersi scuriosito, il Papa volle mettersi in comunicazione con le autorità di Terracina e ad esse, come ancora all’impiegato addetto alla trasmissione, inviò la sua benedizione. Aspettava da quest’ultimo un ringraziamento, che non venne, e di ciò impermalitosi, disse al Salvatori: «Almeno questo villano potrebbe rispondere con un gratias tibi ago»... Il Salvatori, giovanissimo, era ingegnere presso l’ufficio tecnico di Roma, e la sua nomina fu poco gradita agli zelanti, che lo avevano in conto di liberale, e però gli misero accanto impiegati fedeli e devoti. Mandato poi in esilio nel 1859, gli successe nell’ufficio l’ingegnere Mengazzini di provata fedeltà, ma di scarsa alacrità, perchè i lavori per l’impianto di nuovi fili si arrestarono. La linea di comunicazione con la Toscana, per Bologna e Pistoia, fu inaugurata non prima del gennaio del 1859; e la linea per Napoli, nello stesso anno, benchè la relativa convenzione fosse stata conclusa fin dal 1854, e sottoscritta dal cardinale Antonelli per il Papa, e dal marchese di San Giuliano, Camillo Severino Longo, per il re di Napoli. In quei due primi anni il numero dei dispacci