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sul tropico del cancro 123


stata concessa. Ma la quistione era intricata, era uno scoppio di risentimenti che covavano da un pezzo contro un’ingiustizia creduta interessata e abituale: le vecchie dicevano che s’usava preferenza alle giovani, che facevan le civette; queste affermavano il contrario: le preferite eran le vecchie, che avevan dei soldi, e ungevano il distributore; altre poi si lagnavano che le meglio trattate fossero le signore, per servilità: le signore! certe povere diavole che di signorile non avevan più che il vestito usato e le memorie. Le protestanti più inviperite s’erano affollate vicino alla cucina, in un angolo dove pendeva da un gancio un grosso vitello sparato. Quando io arrivai, c’era già il Commissario, circondato da quindici o venti ciabattone, rosse come gallinacci, che parlavano tutte insieme in tre o quattro dialetti, segnando con l’indice accusatore il marinaio, un barbone di frate cappuccino, impassibile tra quel ciarlio, come una statua in mezzo a un girone di vento. — Ma se non ci capisco nulla! — rispondeva con la sua placidità solita il Commissario. — Fatemi il santo piacere di parlare una alla volta. — E lo sguardo di qualcuna delle più giovani si raddolciva un momento sulle guance rosee e sulle mani bianche di quel bel giovanotto; ma bale-