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siviglia. 333


Mirabeau di Vittor Ugo, un colossal mouvement d’épaules, e gonfio le gote e ingrosso a grado a grado la voce a somiglianza di Tommaso Salvini nella tragedia Sansone, quando con un accento che fa fremer la platea, dice che si sente ricrescer ne’ nervi il vigore. Parlar della Cattedrale di Siviglia, stanca come suonare un grosso strumento a fiato o sostenere una conversazione da una sponda all’altra d’un torrente rumoroso.

La Cattedrale di Siviglia è isolata in mezzo ad una vastissima piazza, e però se ne può misurar la grandezza con un colpo d’occhio. Sul primo momento, pensai al motto famoso che proferì il Capitolo della Chiesa primitiva, decretando l’8 luglio del 1401, la costruzione della nuova Cattedrale: — Inalziamo un siffatto monumento che faccia dire ai posteri che noi eravamo pazzi. — Quei reverendi canonici non hanno fallito al loro intento. Ma per accertarsene bisogna entrare. L’aspetto esterno della Cattedrale è grandioso e magnifico; ma senza paragone meno che l’interno. Manca la facciata; un alto muro circonda tutto l’edifizio a modo d’una fortezza. Per quanto si giri e si guardi, non si riesce a fissar nella mente un contorno unico che, al pari dell’epigrafe d’un libro, porga un chiaro concetto del disegno dell’opera; si ammira e si prorompe più d’una volta nell’esclamazione: — È immenso! — ma non ci si appaga; e s’entra nella chiesa frettolosamente, desiderosi di provare un sentimento di meraviglia più intero.