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Filippo II, il più prudente dei re, lo designò. Filippo III, monarca sinceramente pietoso, diede principio ai lavori. Filippo IV, grande per la sua clemenza, costanza e devozione, lo ampliò, lo abbellì e lo condusse a termine l'anno del Signore 1654.»

Il custode entrò, lo seguii, mi trovai in mezzo ai sepolcri, o meglio in un sepolcro oscuro e freddo come la grotta d'una montagna. È una piccola sala ottagonale, tutta marmo, con un altarino nella parete opposta alla porta, e nelle rimanenti, dal suolo alla vòlta, l'una sull'altra, le tombe, distinte con ornamenti di bronzo e bassorilievi; la vòlta corrisponde all'altar maggiore della chiesa. A destra dell'altare son sepolti Carlo V, Filippo II, Filippo III, Filippo IV, Luigi I, i tre Don Carlos, Ferdinando VII; a sinistra le imperatrici e le regine. Il custode avvicinò la fiaccola alla tomba di Donna Maria Luisa di Savoia, moglie di Carlo III, e mi disse con aria di mistero: — Legga. — Il marmo è rigato in vari sensi; con un po' d'attenzione riescii a raccapezzare cinque lettere; è il nome — Luisa — scritto dalla stessa regina Luisa con la punta delle forbici. A un tratto il custode spense la fiaccola e rimanemmo nelle tenebre: mi si agghiacciò il sangue nelle vene. — Accenda! — gridai. Il custode rise d'un riso lungo e lugubre, che mi parve il rantolo d'un moribondo, e rispose: — Guardi! — Guardai: un debolissimo raggio di luce, scendendo da un'apertura vicino alla vôlta,