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emilio zola. 239


-gino lo leggeva con passione, perchè ci trovava il suo boulevard, la sua 'buvette, la sua bottega, la sua vita dipinta insuperabilmente con colori nuovi e tocchi di pennello, in confronto ai quali tutti gli altri gli parevano sbiaditi; e i critici più arrabbiati erano costretti a riconoscere che in quelle pagine tanto bersagliate c’era qualche cosa contro cui si sarebbero rintuzzate eternamente le punte delle loro freccie. Il grande successo dell’Assommoir fece ricercare gli altri romanzi, e si può dire che lo Zola diventò celebre allora. La sua celebrità vera non data che da tre anni. Egli stesso scrisse poco tempo fa a un suo ammiratore d’Italia: — On ne m’a pas gâté en France. Il n’y a pas longtemps qu’on m’y salue. È però una celebrità singolare la sua. Un immenso «pubblico» lo ammira, ma d’un’ammirazione in cui c’è un po’ di broncio e un po’ di diffidenza, e lo guarda di lontano, come un orso male addomesticato. Ha un grande ingegno, non c’è che fare; bisogna pure rassegnarsi a dirlo e a lasciarlo dire.