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l’inaugurazione della galleria delle alpi. 197

suna grande festa nazionale è mai stata così ben compresa e sentita nel suo vero senso, e in tutto il suo valore, come questa dell’inaugurazione della galleria. C’è più che dell’allegrezza sui volti, c’è un raggio d’orgoglio italiano!

L’illuminazione sotto i portici è splendidissima: migliaia di fiammelle, riflesse da migliaia di cristalli e di specchi, danno a tutto quel tratto che si estende da via Roma al caffè Londra, l’aspetto d’una sola lunghissima sala parata a festa. In ogni parte ferve il lavoro per le feste di domani.

È notte avanzata; dalla mia stanza sento ancora il grido lontano dei venditori di giornali: — Il traforo delle Alpi! — e penso che fra molti secoli, quando dell’èra nostra non si serberà più che una pallida memoria, quel grido si ripeterà ancora con un palpito d’ammirazione riconoscente.


Torino, 17 settembre.

Questa mattina, gl’invitati alla festa d’inaugurazione della galleria, partirono da Torino con tre treni successivi: il primo alle sei, il secondo alle sette, il terzo alle otto. Una folla numerosa assisteva alla partenza.

V’erano fra gli invitati quattro ministri italiani, i presidenti del Senato e della Camera, i sindaci di Torino, di Roma, di Milano, di Venezia, di Bologna, di Firenze, di Napoli, un gran numero di senatori, di deputati, di generali, di pubblicisti; e molte signore splendidamente vestite. Gli uomini erano tutti in abito nero.

Il viaggio parve breve, benchè ognuno fosse impaziente d’arrivare. Da Torino a Bardonecchia è tutto un seguito di vedute stupende, che preparano gradatamente l’animo alla grande emozione del passaggio delle Alpi. Prima le ridenti colline che circondano la