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il mutilato. 263

biale e stava immobile in quell’atto come stordita dal dolore, si scosse improvvisamente e afferrando con tutt’e due le mani quella del soldato: — Scriverai! — gli disse con voce ferma e risoluta, volendo così indugiare di qualche momento la sua partenza. — Scriverai tutti i giorni!

— Proprio tutti i giorni, no, mia cara, — rispose con accento soave il soldato.

— E perchè no? — essa domandò sollecitamente in suono di rimprovero.

— E quando si marcia tutto il giorno?

— Già!.... — rispose la fanciulla a mezza voce chinando la testa. Ma almeno, — ripigliò poi rianimandosi all’improvviso, — almeno tutti i giorni che farete una battaglia mi scriverai che stai bene?....

Egli che, altre volte, avrebbe sorriso della cara ingenuità di quella domanda, in quel momento se ne sentì venire al cuore una compassione, una tenerezza, uno struggimento così forte e repentino, che ne fu come sopraffatto, e capì ch’era necessario d’andarsene, senz’altre parole, senz’altri indugi, al momento. L’abbracciò, la baciò, e via di corsa. — Oh! senti, — gridò con voce disperatamente supplichevole la poveretta correndogli dietro per alcuni passi colle braccia tese: — ancora una parola! — Egli non si volse; essa si fermò, si coperse la faccia colle mani, stette un momento immobile in mezzo alla via, poi tornò indietro e si lasciò cader ginocchioni davanti al tabernacolo lagrimando dirotto e singhiozzando lamentosamente come i bambini.

Il soldato seguitava a camminar frettoloso senza rivolgersi indietro. Giunto ad un punto dove la via si partiva in due, si arrestò; dopo un istante di trepida esitazione si volse, guardò al tabernacolo, la vide; essa in quel punto sollevò la testa, guardò verso di lui, le