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destinato ad imprimere agli oggetti un carattere che agisca sui sensi; diretto solo allo scopo primario dell’apparenza; fondato principalmente sull'organo della visione e sul sentimento del bello, che tutti secondo la loro maniera di vedere e di sentire credono di possedere. Nè fa mestieri osservare, che secondo lo scopo della scuola d’Arti e Mestieri, anche questo insegnamento, deve seguire un indirizzo pratico e spedito. L’operaio non ha da diventare uno scrittore e tanto meno un pedante. Certe questioni sottili di grammatica, di punteggiatura, di eleganza, martirio dei giovani, dottrina pretenziosa dei vecchi pedagoghi, non fanno per lui, e debbono dar luogo all’insegnamento sintetico delle forme ordinarie e correnti del favellare. Chi s’è brigato finora d’insegnare agli artigiani la nomenclatura che si riferisce al loro mestiere? Raccolta con pazienza dal Carena e da altri, rimane sepolta nei vocabolari a servizio dei filologi, a comodità degli scrittori. Tuttavia il primo a conoscerla dovrebbe essere l’operaio stesso per parlare delle cose sue senza idiotismi ridicoli od oscuri per saper descrivere il lavoro da lui eseguito, e perché infine la lingua dei maestri e delle arti non si farà parte viva nella pratica generale di tutta la nazione, se prima non la diffonda l'uso quotidiano degli artefici. Lo studio della nomenclatura deve dunque occupare


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