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3. contare senza numeri 15

senza avere ben chiaro il significato del gesto; ciò perché la nostra specie, come dice Arnheim, ha una capacità di pensiero molto legata alla facoltà visiva e alla elaborazione di immagini, come stadio precedente alla memorizzazione di concetti sotto forma di parole.

L’estensione della tecnica all'uso delle due mani deve aver rappresentato il primo passo che ha portato a contare fino a 10. È interessante notare che, già a questo livello, compare la ricorsività, cioè si applica di nuovo un certo procedimento a una situazione simile, ma leggermente diversa.

Una delle caratteristiche fondamentali degli esseri viventi è quella di mantenere un metodo, una tecnica che si sia dimostrata valida, affidabile ed economica, anche al di fuori di uno specifico ambito, con opportune modifiche. Solo una necessità eccezionale può indurre ad abbandonare una metodologia collaudata, e anche in questo caso persisteranno le tracce di ciò che è stato.

La storia ci insegna che i progressi non sono mai improvvisi, che il nuovo non sostituisce il vecchio dall'oggi al domani. A cinquecento anni dall'acquisizione definitiva delle cifre arabe, non sono pochi gli ambiti d’uso delle cifre romane. Nel linguaggio, la persistenza delle tracce di vocaboli più antichi è ancora più accentuata.

In inglese la parola digit significa cifra, ma anche dito; deriva dal latino digitus (“dito”): digiti sono i primi nove numeri; articuli sono le decine. La parola digit ci è ritornata sotto la forma “digitale” e “bit”, acronimo di binary digit (“numerazione binaria”). È partita da Roma col significato di calcolo manuale ed è ritornata dopo duemila anni con il calcolo elettronico. Le tecniche di calcolo diffuse dai Romani sono quindi superiori a quelle delle popolazioni celtiche, e vengono adottate; così come ora, è la tecnologia del mondo anglosassone ad avere la superiorità, e perciò noi importiamo i mezzi e le parole con le quali viene espressa.