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che intrapresi di ripubblicare Gli animali parlanti , poema superbo, col quale ho sperato diffondere piu e piú la gloria letteraria e la fama poetica del signor abate Casti, e convincer a un tempo stesso tutti quelli, che sanno pochissimo dell’Italia, che il vere» genio della bella poesia non mori e non morrá mai nel paese nostro, e che, fin a tanto che Dio o la natura, se non tocca a lui, non crea un altro cielo ed un altro sole per quella prima «gemma dell’universo», cné tale chiamar mi piace l’Italia, vi fioriranno i piú maravigliosi poeti. Come potrebbe or credere, o veneratissimo signor mio, che per una vii brama di vendetta o per un imprudente capriccio io potessi o volessi intorbidare la pace de’ suoi vecchi giorni, o espoila a delle mortificazioni assai serie e forse fatali? No, no, non mi creda, caro signore, capace per alcun modo di tal viltá! Io ho rispettato e rispetto troppo i suoi rari talenti, mi son pregiato e mi pregio d’aver meritato, qualche volta, la sua stima ed il suo favore; e, se mi sono lagnato colla penna quando mi dolse, questa è la sorte dell’umana fragilitá: ma odio non mai, e molto meno vendetta.

Viva dunque tranquillo sul conto mio, e le piaccia credere che il signor conte Maniaco o ha male intese le mie parole o male interpretate le mie intenzioni. Le manderei una copia dell’edizioncella fatta da me degli Animali parlanti ; ma non riuscí né tanto bella né tanto corretta quanto avrei desiderato. Se mai però le cápita alle mani, ed Ella la legge, vedrá bene che vi ho fatti de’ cambiamenti, ma vedrá ancora che questi cambiamenti erano tanto pochi e di si piccola importanza, che non ho creduto valere il prezzo dell’opera il darne la briga a lei. — E perché largii?

— mi dirá Ella. Perché, fra tanti maestri di lingua italiana che abbiamo in Londra, non uno avrebbe osato leggere quel poema senza que’ cambiamenti, co’ giovanetti e colle damigelle a cui insegnano l’italiano; ed è appunto per quelli e per queste ch’io intrapresi di fare questa edizione, sapendo che per gli altri amatori della poesia v’erarto l’edizioni genuine di Parigi e d’Italia. M’incoraggiò ancora non poco a far queste piccole alterazioni un’edizione purgata de\YOrlando furioso , che si fece alcun tempo fa nella mia stamperia dal signor Nardini ; edizione, ch’ebbe un grandissimo spaccio e che fece leggere quel divino poema da una infinitá di persone che non avean ardito leggerlo prima. E, s’io