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14 grammatica greca.

stato riunito in una classe o categoria per essere rappresentato come tale da una prima classe di parole chiamate sostantivi, perchè esprimono ciò, che in filosofia si chiama una sostanza.

Ma questa definizione del sostantivo ecciterà pure de’ dubbi nella mente dello studioso che vi rifletta. Come (e’ dirà) la bruttezza, la bianchezza, la debolezza, possono avere una esistenza loro propria? Elleno non esistono che negli obietti, di cui sono una qualità, e mai in loro medesime; e pure sono sostantivi!

Quella operazione appunto della nostra mente, di cui parliamo, ha dato loro una esistenza propria, distaccandole dagli obietti, a cui sono inerenti e considerandole separatamente ciascuna in se stessa.

Egli è cosi di tutte le idee astratte, creazioni della nostra mente, a cui la lingua accorda un’esistenza indivuale, che esprime co’ sostantivi.

§ 17.

Ciascuno di questi esseri, di questi obietti, come pure le idee astratte, hanno qualità sia inerenti, sia accidentali e passeggiere: non è possibile d’immaginare una cosa che non abbia una qual si sia qualità. E questo è così vero, che le cose non sono quello che sono, che per le loro diverse qualità, mentre le qualità non sono poi la cosa stessa. Ne segue, che il sostantivo, che esprime l’obietto, non possa ad un tempo esprimere la qualità connessa all’obietto: dire uomo saviezza (invece di uomo savio) produrrebbe confusione. È stata dunque necessaria una seconda classe di parole, che designassero la qualità attribuita alla cosa: e queste parole si chiamano adiettivi o attributivi.

Quando poi è il sostantivo, che indica la qualità, l’attribuzione, che se ne fà ad una cosa o ad una persona, deve essere espressa separatamente, mentre questa indicazione è racchiusa nella forma dell’adiettivo. Così uomo di grande saviezza, uomo di abilita’, e più semplicemente uomo savio, uomo abile.