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prive di coltura, ne fu contenta, o almeno mostrò di esserlo, e per verità da comici di quella portata, ed in un luogo come quello in cui si trovavano, fu fatto anche troppo. Ma un’altra porzione fra gl’invitati alla festa, cui per la loro condizione inferiore non veniva permesso di frammischiarsi ai nobili e cavalieri, godeva intanto d’un altro simile spettacolo che le era stato preparato in cortile, e certamente con ischiamazzi e grida dava segni di una più viva approvazione.

Alcuni soldati spagnuoli avevan dimandato ed ottenuto la licenza di recitare anch’essi alla meglio una loro commedia nazionale; ed accomodato in un angolo del cortile un luogo con tavole e tele in foggia di teatro, da molti giorni s’erano andati esercitando, ingegnandosi ognuno d’imparare e portar bene la sua parte; ed avean messa insieme una commedia carissima agli Spagnuoli intitolata Las mocedades del Cid, che letteralmente significa le ragazzate del Cid, e più propriamente la sua giovinezza: dopo questa, se avanzava tempo, dovean recitare un Saynetes a guisa di petite pièce, come soglion chiamarle i Francesi.

Mentre cominciava in castello l’azione drammatica che abbiam descritta, ebbe principio anche il secondo teatro, e l’udienza era numerosissima, composta di capi squadra, uffiziali, soldati, di molti abitanti, bottegai, e d’infinito popolo minuto. L’aristocrazia di questa adunanza sedeva assai comodamente presso al palco, ed a mano a mano che i raggi della folla si scostavano da questo centro si trovavan sempre individui di più basso stato, e di più povera apparenza, finchè si giugneva agli ultimi che erano monelli, e cenciosi di strada. L’ingresso del cortile era aperto a tutti, perciò la folla era grandissima, e se tutti egualmente per la situazione diversa non potevan godere del divertimento, quelli che ne stavan lontani si rifacevano collo schiamazzare, e cacciar urli e fischi che dai