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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

pareami fosse
nella mia mano
fatta onnipossente
532dal cor che in me fervea!
E il grappolo più grande
colsi avidamente,
che pesava d’ambrosia
come la mammella
ineffabile d’una dea
data all’adolescente
539per gioire e morir quivi.
Gli acini eran vivi
d’inesausto calore
alle mie dita di gelo.
Sentii ne’ precordii l’odore
del pampino lacerato
come d’un velo
546arcano che si fendesse.

O Vita, quel parvemi il primo
e l’ultimo tuo dono,
e che i miei giovini denti
mai polpa d’opimo
frutto avesser morso
né mai bevuto agreste
553sorso le mie labbra sanguigne.
L’odore di tutte le vigne
sentii ne’ precordii capaci
e di tutti i mosti il sapore,
ebbi le vendemmie spumanti


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