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Parte quarta 181

— Che hai fatto stamane? — gli chiese Lalla, come se volesse distrarsi.

— Sono andato a Castellammare.

— Chi hai visto?

— Tutti quanti, Cantelmo, Filomarino, Ayerbo, D’Alemagna. Abbiamo fumato, abbiamo preso delle limonate, abbiamo provato un cavallo che D’Alemagna ha comperato. E poi più altro. E tu?

— Io... ah! io ho letto un libro stupido molto. Una lettera anche più stupida di Paolo Collemagno.

— ... Hai risposto?

— No; risponderò.

— Perchè?

— Per questo — disse lei, adoperando quella frase misteriosa di donna, che nulla spiega ed a cui nulla si può rispondere.

— ... E dopo? — disse Marcello, passandosi una mano sulla fronte che gli ardeva.

— Dopo, ho passeggiato nel parco.

— ... Nel parco? — chiese egli, preso da un vago timore.

— Sì, nel viale di destra, quello che rasenta il tuo parco.

— Al solito — disse egli, impallidendo.

— Già, al solito. Ma, come tutte le mattine, è stato inutile. Ella non viene da quella parte.

— Tanto meglio.

— Perchè?

— Te l’ho già detto; parliamo d’altro.

Lalla fece un moto di fastidio. Poi, vedendo l’espressione dolorosa che si dipingeva sul volto di Marcello, sorrise. Veramente quel suo maligno sorriso le aveva segnato due pieghe crudeli agli angoli delle labbra.