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104 gennaio

sicuro della prima medaglia! Io gli vorrei bene a Votini, benché sia un po’ vanesio e si rilisci troppo; ma mi fa dispetto, ora che gli son vicino di banco, veder com’è invidioso di Derossi. E vorrebbe gareggiare con lui, studia; ma non ce ne può, in nessuna maniera, chè l’altro lo rivende dieci volte, in tutte le materie; e Votini si morde le dita. Anche Carlo Nobis lo invidia; ma ha tanta superbia in corpo che, appunto per superbia, non si fa scorgere. Votini invece si tradisce, si lamenta dei punti a casa sua, e dice che il maestro fa delle ingiustizie; e quando Derossi risponde alle interrogazioni così pronto e bene, come fa sempre, egli si rannuvola, china la testa, finge di non sentire, o si sforza di ridere, ma ride verde. E siccome tutti lo sanno, così quando il maestro loda Derossi tutti si voltano a guardar Votini, che mastica veleno, e il muratorino gli fa il muso di lepre. Stamani, per esempio, l’ha fatta bigia. Il maestro entra nella scuola e annunzia il risultato dell’esame: - Derossi, dieci decimi e la prima medaglia. - Votini fece un grande starnuto. Il maestro lo guardò: ci voleva poco a capire. - Votini, - gli disse, - non vi lasciate entrare in corpo il serpe dell’invidia: è un serpe che rode il cervello e corrompe il cuore. - Tutti lo guardarono, fuorché Derossi; Votini volle rispondere, non poté; restò come impietrato, col viso bianco. Poi, mentre il maestro faceva lezione, si mise a scrivere a grossi caratteri sopra un foglietto: - Io non sono invidioso di quelli che guadagnano la prima medaglia con le protezioni e le ingiustizie. - Era un biglietto che voleva mandare a Derossi. Ma intanto vedevo che i vicini di Derossi macchinavano fra loro, parlandosi all’orecchio, e