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malata fissò sull’uscio gli occhi velati, aspettando. Dopo alcuni minuti vide comparire il medico, con un viso insolito; poi la padrona e il padrone, anch’essi col viso alterato. Tutti e tre la guardarono con un’espressione singolare, e si scambiarono alcune parole a bassa voce. Le parve che il medico dicesse alla signora: - Meglio subito. - La malata non capiva.

- Josefa, - le disse la padrona con la voce tremante. - Ho una buona notizia da darvi. Preparate il cuore a una buona notizia.

La donna la guardò attentamente.

- Una notizia, - continuò la signora, sempre più agitata, - che vi darà una grande gioia.

La malata dilatò gli occhi.

- Preparatevi, - proseguì la padrona, - a vedere una persona... a cui volete molto bene.

La donna alzò il capo con un scatto vigoroso, e cominciò a guardare rapidamente ora la signora ora l’uscio, con gli occhi sfolgoranti.

- Una persona, - soggiunse la signora, impallidendo, - arrivata or ora... inaspettatamente.

- Chi è? - gridò la donna con una voce strozzata e strana, come di persona spaventata.

Un istante dopo gittò un grido altissimo, balzando a sedere sul letto, e rimase immobile, con gli occhi spalancati e con le mani alle tempie, come davanti a un’apparizione sovrumana.

Marco, lacero e polveroso, era là ritto sulla soglia, trattenuto per un braccio dal dottore.

La donna urlò tre volte: - Dio! Dio! Dio mio!

Marco si slanciò avanti, essa protese le braccia scarne, e serrandolo al seno con la forza d’una tigre,