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146 saggio storico

XXXII


SPEDIZIONE CONTRO GL’INSORGENTI DI PUGLIA


La nazione napolitana non era piú una: il suo territorio si potea dividere in democratico ed insorgente. Ardeva l’insorgenza negli Apruzzi e comunicava con quella di Sora e di Castelforte. Queste insorgenze si doveano in gran parte all’inavvertenza ed al picciol numero dei francesi, i quali, spingendo sempre innanzi le loro conquiste né avendo truppa sufficiente da lasciarne dietro, non pensarono ad organizzarvi un governo. Che vi lasciarono dunque? L’anarchia. Questa non è possibile che duri piú di cinque giorni. Che ne dovea avvenire? Dopo qualche giorno, dovea sorgere un ordine di cose, il quale si accostasse piú all’antico governo, che i popoli sapeano, piuttosto che al nuovo, che essi ignoravano; e l’idea dei nuovi conquistatori dovea associarsi negli animi loro alla memoria di tutti i mali che avea prodotti l’anarchia.

Il cardinal Ruffo, il quale ai primi giorni di febbraio avea occupata la Calabria dalla parte di Sicilia, spingeva un’altra insorgenza verso il settentrione e veniva a riunirsi alle altre insorgenze in Matera. II governo troppo tardi avea spedito nelle Calabrie due commissari, tali appunto quali gli abitanti non gli voleano: per che, senza forze, erano stati costretti a fuggire, e fu fortunato chi salvò la vita. Monteleone, ricca e popolata cittá, ripiena di spirito repubblicano, avea opposta una resistenza ostinata a Ruffo; ma, sola, senza comunicazione, era stata costretta a cedere. E nello stesso modo cedettero tutte le altre popolazioni di Calabria.

Tutte le popolazioni repubblicane delle altre province, isolate, circondate, premute da per tutto dagl’insorgenti, si vedevano minacciate dello stesso destino. Si aggiungeva a ciò che le popolazioni insorgenti saccheggiavano, manomettevano tutto; le popolazioni repubblicane erano virtuose. Ma, quando, per effetto dei partiti, gli scellerati non si possono tenere a freno, essi si