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XL

Di Platone a Critone

[Dionigi il giovane — Sue crudeltá, specialmente contro Locri — Quale egli fosse nella sua gioventú — Ama piuttosto parere che esser filosofo — Suoi rapporti coi pitagorici e con Archita — Dionigi il vecchio e Dionigi il giovane — Quanto il figlio peggiore del padre — Decadenza degl’italiani — Troppe cose, poi affatto dimenticate, deliberarono nei concili di Eraclea — Detto di Ponzio al riguardo — Se un principe ha il dovere di render felici i sudditi, questi han l’altro d’esser virtuosi — L’ottimismo prerivoluzionario e le difficoltá postrivoluzionarie.]

Se vedi il nostro amico Dione, fa’ si che legga questa lettera, onde conosca qual sia lo stato degli uomini e delle cose e che si debba sperare dal mio viaggio. Io non ancora ho visto Dionisio. Egli ora non è in Italia; ma Locri e Caulonia, luoghi che sembra aver scelti per la sua ordinaria dimora (*), sono pieni delle sue crudeltá e libidini, e mi pare di trovarmi in mezzo ad un gregge sul quale un lupo affamato abbia esercitato il suo furore. La fiera non vi c piú, ma io la riconosco alle vestigia che hanno lasciato i suoi passi. Vuoi tu udir ciò che dicono i locresi ? — 1 regini furono dal padre di Dionisio menati schiavi c venduti (*>, ma ne’ fertili campi della Sicilia essi hanno ritrovati padroni meno crudeli, i quali loro lascian parte almeno de’ frutti di quella terra che bagnan col loro sudore: a noi Dionisio, a noi miseri non lascia nulla. (i) Diodoro siculo: Iustinus, xxi. (z) Diodoro siculo.