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CAPITOLO SESTO

Colombo tenta di rompere la lega dei Cacichi. — Coll’aiuto di uno strattagemma indiano si rende padrone di Caonabo. — Manda a vuoto i disegni dell’artifizioso Caraiba. — Combattimento di dugento venti spagnuoli contro cento mila indigeni. — Colombo organizza la riscossione dell’imposta ne’ paesi sottomessi. — La Regina poetessa di Haiti. — Complotto della fame.


§ I.


L’ammiraglio non poteva lasciare impuniti gli assassinii commessi da Guatiguana: d’altronde le ostilità degl’indigeni non cessavano. In quel tempo stesso il capitano Luiz de Artiaga si trovava strettamente bloccato nella fortezza della Maddalena. Prevedendo Colombo che una più lunga mausuetudine cagionerebbe un maggiore spargimento di sangue, diede l’ordine di attaccare improvvisamente il cacico Guatiguana, e contemporaneamente di liberare dal blocco la fortezza. Le soldatesche del cacico andarono rotte e dissipata. I prigionieri furono imbarcati sulle navi che Antonio de Torres doveva ricondurre in Ispagna.

Al tempo stesso l’ammiraglio cercò di rompere la lega dei gran cacichi, distaccando da essa Guarionex, il quale regnava sul magnifico paese della Vega. Lo chiamò a se: lo assicurò che la punizion data a Guatiguana era un affar personale, e che i misfatti commessi dagli Spagnuoli, mentre egli era stato assente, sarebbero egualmente puniti. In questo abboccamento l’ammiraglio acquistò un tale ascendente sopra Guarionex, che lo determinò a dare sua sorella in matrimonio al lucaiano Diego Colombo, l’interprete battezzato, che serviva con gran fedeltà, ed a lasciar costruire in mezzo a’ suoi dominii una fortezza, che dedicò alla Vergine sotto il nome di Concezione: per mezzo di questa assicurava le sue comunicazioni colla plaga delle miniere d’oro, e poteva reprimere qualunque sollevazione. Da quel punto la lega indebolita si riduceva a Caonabo, al suo co-

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