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capitolo quarto 357

caravelle. Da lontani abissi misteriosamente colà convocate quelle miriadi di testuggini abbordavano la costa meridionale di Cuba per deporvi sulla sabbia uova che il sole doveva poi far sbocciare.

L’indomani una scena diversa empiè l’orizzonte di moto e di romore. Falangi di uccelli marini traversavano l’aria; stuoli di grù li seguivano, corvi si succedevano a falangi, aeree caravane, immense migrazioni venivano dagli arcipelaghi delle isole de’ Pini, dai Giardini della Regina, e dalle isole più lontane de’ Caiman; e, quasi avessero convegno a giorno fisso, si dirigevano passando per Cuba verso un punto sconosciuto.

Questo passaggio fu seguito dall’arrivo silenzioso, ma lucente di più leggeri ospiti dell’aria. Farfalle dalle ali riccamente svariate occuparono l’atmosfera: quasi mobile tenda, passando sopra le navi intercettavano colle compatte lor masse i raggi del sole, davano di cozzo contro gli alberi e il cordame, e ne cadeva buon numero sul cassero delle caravelle; a sera, il vento d’ovest e le forti ondate dispersero nello spazio quella fragile popolazione.

Continuando il suo cammino, Colombo rientrò in quelle strane acque, che avevano dianzi incusso tanto timore negli equipaggi: trovò il mare denso e bianco che aveva valicato prima di giungere all’Evangelista. Le onde gravi e sedimentose erano di tal candore che abbagliavano la vista. A questo fenomeno locale ne successe in breve un altro non meno pauroso per l’equipaggio , ma curioso per uno spirito investigatore: il mare apparì nero come inchiostro: da Colombo in fuori, qualsivoglia altro, anche coraggioso, sarebbesi smarrito d’animo mirando quel mutamento. Ai movimenti regolari del mare si aggiungevano in vicinanza delle coste agitazioni periodiche, ogni sera, a cagione delle piogge vespertine, la copia delle quali gonfiava i fiumi alla foce. Finalmente, il 6 luglio si prese terra all’estremità del golfo, che forma la parte esteriore del capo Santa Croce. Gli equipaggi sbarcarono e si riposarono: gl’indigeni del paese si affrettarono a recar loro viveri di cui pativano gran bisogno.