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sforzo, queste pagine così da meno de’ nostri desiderii ed ite così discosto dal nostro primitivo concetto. La nostra mano infiacchita si è, nondimeno, affrettata, per la tema che soverchia sollecitudine di correzione letteraria ci togliesse di condurre a fine questo lavoro: e ringraziam Dio dal più profondo del cuore, di aver permesso, che, nonostante lo scadimento della nostra penna, siam giunti a questa pagina1.

Se l’opera di Colombo profitta all’umanità collettivamente, la storia della sua vita non è meno utile ad ogni uomo in particolare.

Per gli spiriti superficiali o mondani n’esce così la dimostrazione del transitorio e del nulla delle cose umane, come la necessità. di un’altra vita, che spieghi l’esistenza presente, e rimuneri le sue opere. Vi si vede che gli stimoli terreni della ricchezza e della fama non avrebbero potuto resistere all’imminenza dei pericoli ed all’infinità degli ostacoli di cui trionfò una determinazione inconcussa come la verità; e che insiem coi grandi atti dell’impresa di Colombo andò commisto alcunchè di superiore e di misterioso, estraneo al suo genio, superiore alla sua volontà. Questa potenza che la filosofia della storia battezza con ogni specie di nomi, eccetto il vero, nel linguaggio del Cattolicismo si chiama la Grazia.

Rispetto ai sinceri cristiani, mentre riconoscono l’influenza manifesta della Grazia sui prodigi del Rivelatore della Creazione, vedranno altresì al tempo stesso nella sua vita la più alta glorificazione individuale possibile del Cattolicismo. Sicuramente, nessun mortale affrontò impresa che sia nella sua importanza da paragonare a quella di Cristoforo Colombo. Lo spirito umano non saprebbe concepire come da quest’oggi sino alla fine del mondo un altr’uomo potesse eseguir opera ugualmente gigantesca. Non è meno evidente, altresì, che la sola Chiesa, vale a dire il Clero in tutti i gradi della gerarchia, concorse all’adem-

  1. L’illustre Autore non potè qui indicare (perché sovraggiunta dopo) un’ultima sventura tocca a Colombo; ed è che il gran monumento eretto in nella Piazza Verde a Genova dovette di là sgombrare per dar luogo all’embarcadero della Strada Ferrata. (T. D.)