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capitolo decimo 353

di Colombo. Sotto al ciel luminoso de’ tropici, alle isole Fortunate, alle Azzorre, l‘audacia del pensiero è diventata riflessione: la maturità della convinzione ha fecondato in lui, sotto l’ispirazione del Verbo divino, quel volere cui nè la forza del tempo nè la debolezza degli uomini poterono smuovere.

Uno spregiatore del cattolicismo rimase sorpreso egli stesso di trovare in Colombo una valentia inaspettata di scrittore: il signor Edgardo Quinet ebbe a dire: «il giornale di Colombo nella sua concisione ha un non so che di misterioso, di sublime, di religioso come il grande Oceano in mezzo a cui è stato scritto1.» Dopo averlo lodato in alcuni luoghi, Humboldt, il quale cerca secondo il suo sistema, di sminuire il merito di Colombo, censura il suo stile e i suoi versi: alla sua opinione digiuna d’ogni prova, noi contrapporremo il sentimento della più sicura autorità contemporanea, in fatto di buon gusto e di sana letteratura, quella del signor Villemain. Ecco le sue parole. «Io non esito ad affermare che questo straniero, il quale non imparò lo spagnuolo che tardi nelle sue udienze per far gradire la scoperta del Nuovo Mondo, Colombo, è stato nel suo secolo l’uomo più eloquente della Spagna. Egli è perchè Colombo aveva grandi idee, le quali recavan con sè espressioni sublimi; sovratutto l’entusiasmo lo investiva. Spiritus Dei ferebatur super aquas. Le forme esteriori dell’arte, le frasi lunghe e dotte sino a que’ giorni non erano mancate nelle cronache spagnuole: con lui comincia il sublime, ch’è la semplicità nella grandezza2

Come il genio, così lo stile di Colombo pare innalzarsi e grandeggiare cogli anni: la sua più notevole produzione è stata scritta che ne contava sessantasette. Fiamma giovanile e poetica celavasi sotto a’ ghiacci dell’età, al modo che i vulcani delle Ande si coronano di nevi eterne: chiarita così l’immarcescibile virilità dell’anima, che si franca della legge del tempo e delle influenze fisiche. L’ardore della pietà, la freschezza dell’ispirazione si manifestarono anche al fine della sua quarta spedizio-

  1. Edgar Quinet, Discorso pronunciato al Collegio di Francia nel 1843.
  2. Villemain, Quadro della letteratura del Medio Evo, t. II, p.392.
Roselly, Crist. Colombo, T. II. 23