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300 così parlò zarathustra - parte quarta


E non basta ancora rendere questa testimonianza. Mette proprio conto di vivere: un giorno solo, una sola festa in compagnia di Zarathustra m’ha appreso ad amare la terra.

«È questa la Vita?», dirò alla Morte. «Ebbene, in tal caso ricominciamo!».

Amici miei, che ve ne pare? Non volete pur voi dire come me alla Morte: «È questa la Vita? Per amore di Zarathustra, ebbene — ricominciamola!»

Così parlò il più brutto degli uomini: ed era vicina a scoccare la mezzanotte. E come ebbero udito tali parole, gli uomini superiori a un tratto ebber coscienza del loro cangiamento e della loro guarigione, e conobbero che ne eran debitori a Zarathustra; e allora si slanciarono verso di lui ringraziandolo, accarezzandolo, baciandogli le mani, facendogli festa secondo l’indole propria di ciascuno; sicchè gli uni ridevano, mentre gli altri piangevano. E il vecchio indovino danzava per la gioja; e se anche, come alcuni narrano, egli fosse stato pieno di dolce vino, ciò nondimeno ancor più pieno egli era di dolce vita, e aveva dimenticata la sua stanchezza.

Anche v’ha chi racconta come l’asino stesso abbia danzato in quell’ora, e che non senza effetto il più brutto degli uomini gli avesse dato da bere poco prima. Comunque sia, ed anche ammesso che l’asino non abbia allora danzato, certo è che avvennero prodigi anche maggiori di questo. E poi, come suona il motto di Zarathustra: «che importa?».

2.

Ma Zarathustra, da prima, era stato attonito e come ebbro: il suo sguardo s’era spento, la sua lingua balbettava, vacillavano i suoi piedi.

Chi saprebbe ritrarre i pensieri che in quel momento lo assalirono? Il suo spirito s’arretrava, poi volava innanzi verso remote lontananze, e si trovava sur un alto giogo, come sta scritto, tra due mari, — sospeso, quale una gravida nube, tra il passato e l’avvenire. Ma, via via, mentre gli uomini superiori lo stringevano tra le loro braccia, egli ritornò in sè e tese