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della redenzione 131


In verità, i tuoi stessi nemici tu hai veduto in sogno: quello fu il più terribile dei tuoi sogni!

Ma come tu ti ridestasti e ritornasti in te stesso, così devono essi ridestarsi e venire a te!».

Così parlò il discepolo: e tutti allora s’accalcarono intorno a Zarathustra, lo presero per mano e vollero persuaderlo ad abbandonare il letto e la sua tristezza. Ma Zarathustra si alzò a sedere sul suo giaciglio, con lo sguardo smarrito. Come uno che ritorna da un lungo esilio, egli contemplava i suoi discepoli e considerava le loro faccie; ma ancora non li ravvisava. Ma quando l’ebber levato in piedi, il suo occhio cangiò rapidamente; e Zarathustra comprese tutto ciò ch’era successo, passò la mano nella barba e disse con voce sonora:

«Ebbene! Quello ch’è stato è stato: ora apparecchiatemi un buon pranzo, e presto! Così intendo far penitenza dei miei sogni cattivi!

Ma l’indovino deve mangiare e bere al mio fianco: ed in verità io saprò indicargli ancora un mare, dov’egli potrà annegarsi!».

Così parlò Zarathustra. Ma poi guardò a lungo il discepolo che aveva spiegato il sogno, e scosse il capo.




Della redenzione.

Un giorno, mentre Zarathustra passava il grande ponte, gli storpi e i mendicanti lo circondarono, e un gobbo gli parlò così:

Guarda Zarathustra, anche il popolo impara da te e ha fede nella tua dottrina, ma affinchè possa crederti interamente, è necessaria una cosa — tu devi anzitutto persuadere i contraffatti! Qui tu ne hai una turba singolare: l’occasione ha più d’un ciuffo! Tu sai rendere la vista ai ciechi, e ridar l’agilità delle gambe agli sciancati; e a colui che ha troppa grazia di Dio su la schiena potresti toglierne una parte: ecco, a mio avviso, il vero modo per far sì che anche gli storpi abbian fede in Zarathustra!».