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della percezione immacolata 117


E ora vi vergognate del vostro spirito, perchè è oggetto ai visceri, e perchè, vergognoso di sè stesso, va per vie recondite e false.

«Sublime cosa sarebbe — così parla tra sè il vostro spirito mendace — il poter guardare la vita senza desiderii, e non in vece come il cane dalla lingua penzolante!».

«Ah, s’io potessi contemplare le cose beatamente, senza volontà, senza gli stimoli avidi dell’egoismo — freddo e grigio come cenere in tutto il corpo, ma con occhi ebbri come la luna!». Così dice il sedotto e induce sè stesso ad amar la terra come l’ama la luna, e a goderne le bellezze solamente con gli occhi.

Io chiamo immacolata questa percezione che non vuol sapere delle cose, ma soltanto ama giacere dinanzi ad esse come uno specchio dai cento occhi.

O voi, ipocriti sentimentali, o lascivi! Alle vostre brame manca l’innocenza: voi calunniate ogni desiderio per sè stesso!

In verità, voi non amate la terra quali esseri creatori, generatori, desiosi del divenire!

Dov’è l’innocenza? Là dove è la volontà di procreare. E quegli che vuol creare oltre sè stesso, è dotato per me della volontà più pura.

Dov’è la bellezza? Là ove io con tutta la mia volontà sono costretto a volere; là ove io devo amare e perire, affinchè una imagine non resti imagine soltanto.

Amare e perire; ecco due sole cose inseparabili eternamente. «Volontà d’amare» significa volontà di morire. Così parlo a voi, o vighiacchi!

Ma al vostro ammiccare voi vorreste dar nome di: «contemplazione!». E tutto ciò che con occhi vili può esser guardato vorrebbe darsi a credere «bello!». O insozzatori di nobili nomi!

Ma la vostra maledizione, o immacolati della percezione pura, è la sterilità: voi non potete generare per quanto gonfi e gravidi vi pavoneggiate sull’orizzonte!

In verità, voi avete la bocca piena di nobili frasi; e noi dovremmo credere che il vostro cuore trabocchi, o artefici della menzogna?