Pagina:Corradini - Sopra le vie del nuovo impero, 1912.djvu/94

72 da brindisi a rodi

schio, e compito signore che a tavola domandava i nomi italiani degli oggetti e li appuntava sul taccuino.

A me, navigando, tornava spesso pel capo il pensiero del grande romanzo che inaspettatamente l’Italia aveva preso a comporre tra l’Europa, l’Affrica e l’Asia con i suoi reggimenti e le sue corazzate. Sapevo di andare verso la nuova conquista da noi fatta in pieno Mediterraneo e non mi pareva vero; sapevo di andare verso la plaga dove noi abbiamo iniziata la nostra rivoluzione nello statu quo ben custodito dalle nazioni plutocratiche e non mi pareva vero. Un anno prima, l’anno scorso, attraversavo questo stesso mare andando in Grecia ed ero venuto via allora allora dalla Tripolitania e dalla Cirenaica. Toccata appena dopo l’Affrica la Sicilia, da Catania navigavo verso il Pireo, piena l’anima di desiderio, di dolore e d’ira. Il desiderio mi opprimeva delle regioni che avevo visitate, che la mia patria le occupasse, come se così le avessi occupate io stesso; e il dolore, perchè non credevo mai che saremmo giunti a tanto; e l’ira contro i nostri uomini di governo giudicati per lunga esperienza neghittosi e pavidi. Ma ora la grande favola era il grande fatto! Anzi il fatto era di più! Perchè non solo avevamo occupata l’Affrica, ma oggi