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220 il mostro a due teste

I soldati dettero tutto, la vita, e non ebbero nulla, nemmeno la sodisfazione di sapere perchè morivano. Quei tali tripolini ebbero più che poterono, denaro, e dettero meno che poterono fuggendo.

— Bravo!

Sento la voce di qualcuno, e sapete chi è, lettori?

È un uomo il quale da un anno strilla e aizza la gente contro la guerra, e ora mi grida bravo, perchè crede che io gli dia ragione, ma ha torto. A quest’uomo nel cui cerebro d’ogni parte del mondo vennero a scolare tutti gli ideali umanitarii sopra l’odio di classe come un olio su tizzoni ardenti; a quest’uomo (l’ho nominato, è il demagogo socialista), a quest’uomo ho fornito l’esempio tipico del suo argomento principe contro la guerra, ma l’ho fatto per distruggerglielo, quell’argomento, tra le mani e così lasciarlo a mani vuote.

In verità non si può accusare la guerra di Tripoli del parassitismo di quella tal masnadetta tripolina, come non si può accusare la pace di nessun parassitismo, perchè questa non è una proprietà né della pace, né della guerra, ma è una condizione universale della natura umana; e se qualcuno volesse portare altri esempii per provare lo sviluppo che la guerra dà a detta condizione,