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meditazione sull'acropoli 205

dalle mani dell’uomo diventare tutta un’armonia, quell’armonia ellenica che primi e più di tutti i greci gli ateniesi ricercarono dentro se medesimi, nelle cose esterne, nelle loro proprie opere, nelle linee congiuntive tra queste e quelle; quella armonia che fu bellezza e fu sapienza, fu vita e fu l’eutanasia, quella armonia che ognuno di voi, lettori, conosce, di cui è pieno il mondo, che è inestinguibile attraverso i millennii. L’ho vista nascere come si sente nascere un canto. Proprio come un canto esce dalle corde d’un istrumento e spazia finchè ha virtù di spaziare e di salire, così ho visto quella perfetta armonia ellenica d’Atene muoversi dalle colonne del Partenone e irradiarsi per tutto il cerchio de’ monti e del mare e salire dalla roccia sulla quale stavo seduto, sino alla volta del purissimo cielo. Purissima armonia d’Atene! Molte sere quest’anno e l’anno scorso ho fatto come i campagnuoli i quali portano a casa la loro messe. Così io ho portato sull’Acropoli la mia messe ateniese della giornata. E tutte le visioni che avevo raccolto percorrendo la città, m’avevano preparato: la stele funeraria d’Hegeso che è nel Ceramico, la giovinetta che sceglie il gioiello per adornarsi avanti di morire, m’aveva messo in astato di grazia e di perfezione perchè io