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le opere italiane a rodi 169

chiamo qui, ed è la frequenza con cui si sente parlar francese. Si sente comunemente parlar francese per le strade, non solo a Neokorio, la città delle piccole ville, ma anche dentro la cinta delle mura de’ cavalieri ed ai mercati; i rodioti benestanti parlano francese; molti di loro hanno avuto la loro educazione in Francia; c’è un’esigua classe colta da cui si prendono gli agenti consolari e simili (e anche noi avevamo preso il nostro), che è addirittura di fabbrica francese. Quel po’ di civiltà occidentale che insomma giunse sino a Rodi, è francese. La Francia mantiene qui un ordine religioso scolastico, i Pères français, molto zelanti, ed anche l’Alliance israélite vi ha scuole, sicchè molta gioventù del popolo ebreo di Rodi, insieme col suo vecchio spagnuolo guasto (gli ebrei vennero qui di Spagna) parla anche il francese. Preme che si apprenda loro anche il terzo e maggiore dei linguaggi neolatini: l’italiano.

Le isole dell’Egeo non sono nella stessa condizione di Tripoli, perchè questo è nostro, su quelle pende incerto l’avvenire. Le abbiamo occupate e sono nostre, ma nessun italiano serio dimentica le potenze europee. Ciò non ostante, si lavora come se discussioni a guerra finita non dovessero sorgere e questo è nostro dovere ed è buona politica.