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146 per l'egeo

tiche eran brune nell’ombra, ma in fondo al suo golfo, nel gran golfo Ceramico, biancheggiava Alicarnasso turrita. Poi venivano altri villaggi bianchi. E alla nostra sinistra, su Kos che non si perdeva, al mezzo dell’isola e a mezza altura biancheggiava il villaggio di Pile. Sotto quel tramonto un soldato stava diritto sulla punta di prua e ai suoi piedi s’erano distesi bocconi tre o quattro suoi compagni con la faccia al mare, mentre un altro, uno sveglio e loquace udinese, mi s’era accostato e mi parlava. Ma io pensavo al piccolo romanzo che ognuno di quei giovinotti doveva portare dentro di sè, nel grande romanzo della nazione italiana in Affrica e per l’Egeo. Essi erano stati in Affrica ed avevano combattuto, erano venuti nell’Egeo ed avevano combattuto, ed ora navigavano d’isola in isola. Avevano visto il deserto e paesi dai nomi strani e fogge di vestire più strane ancora, e ora navigavano a presidiare Lipso, a presidiare Kos e Kalimno, tra l’Europa e l’Asia, essi, i figliuoli de’ contadini di Sicilia, d’Abruzzo, del Veneto e di Toscana. Chi l’avrebbe detto un anno fa? E se lo sarebbero essi detto? Avevano essi prima sentito parlare del mare? Sì, per emigrare. Ma io un giorno desiderai ardentemente di vedere così navigare gli italiani, da soldati e conquistatori, un giorno