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le lavoratrici della terra 21


a fare il muratore, lo scalpellino, lo sterratore e simili aspri lavori; e le donne rimangono coi vecchi e i bambini a custodire la casa e al lavoro dei campi. A loro tocca vangare, zappare, seminare, raccogliere la messe; si caricano enormi pesi sul capo, o sulle spalle, salgono, scendono pei greppi, ricominciando ogni giorno la medesima vita dura, monotona, uniforme, che varia soltanto col mutar delle stagioni.

Se la donna dei campi sapesse amare il proprio lavoro, ordinarlo in modo che non le riuscisse troppo grave, forse sarebbe più fortunata della donna, che abbandona i campi per andare all’officina; ma l’idea di elevarsi, di prendere un salario alla fine della settimana, di trovarsi con altre compagne di lavoro riesce un’attrazione troppo forte; sicché si prevede che a poco a poco i nostri campi saranno abbandonati come avviene nelle località vicine ai centri industriali, e le ragazze più delicate finiran-